Da un certo momento della mia vita in poi ho sentito vivido e forte dentro di me il piacere, la gioia e la possibilità di ristoro nello stare in mezzo alla natura, vuoi che sia il sentiero placido che costeggia un fiume, l’ascesa faticosa per i fianchi di una montagna o le strette stradine che solcano i rari ettari di terra coltivata che ancora esistono nella periferia della città natia.
All’inizio quando riflettevo su queste miei nuove sensazioni me ne stupivo e le pensavo come semplice conseguenza delle ore passate in successione al chiuso chino sulla mia macchina da lavoro ogni giorno feriale di questa mia vita.
Poi sono passati gli anni e la mia sensibilità è persino aumentata: ho come la fame di vento, la fame di terra sulla pelle e quando piove e ne esistono le circostanze gusto il passeggiare in compagnia del mio respiro e della sensazione di esistere, di essere vivo che mi regala la pelle bagnata dalle gocce. Io adoro sentirmi e credermi parte di un tutto, parte di un qualcosa che trascende il mio essere corpo e la mia volizione.
Da quando nella mia mente e nella mia anima si è risvegliata tale coscienza, provo meno paura di perdermi, meno timore che in un giorno qualunque qualcosa possa essermi tolto: che sia una capacità fisica, un amico caro o il tempo per vivere questa vita. Sotto i miei piedi ho scoperto una rete invisibile che mi collega alle altre persone, agli animali che siano da compagnia o selvatici, alle piante che siano nei giardini dietro a casa o nelle foreste più fitte e così al loro destino. Dove vanno gli altri, vado io. Dove va l’universo vado io e perché no, dove vado io va l’universo.