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IL SUTRA DEL LOTO

Si ritiene che il Sutra del Loto sia stato messo per iscritto tra il I e il II secolo d.C. In sanscrito esso è conosciuto come Saddharmapundarika-sutra (lett. Sutra del loto bianco del Dharma meraviglioso). Come molti sutra mahayana, il Sutra del Loto si diffuse dall’India fino all’Asia centrale, la Cina, la Corea e il Giappone. Giunto in Cina nel III secolo d.C., si dice sia stato tradotto in numerose differenti forme di cinese, di cui sono ancora esistenti tre versioni in forma completa. La traduzione di Kumarajiva (344-413 d.C.) del V secolo è considerata particolarmente pregiata; si pensa che la sua limpidezza filosofica e bellezza letteraria abbiano svolto un ruolo nella diffusa venerazione di questo sutra in tutta l’Asia orientale.

Infatti, in questo sutra che si compone di otto volumi e ventotto capitoli viene:

  • dichiarato che tutti gli esseri viventi possiedono la natura di Budda;
  • dichiarato che non esistono categorie di persone che non possono conseguire la Buddità nella vita presente;
  • chiarito che il Budda non esiste in qualche luogo speciale e non è un essere soprannaturale;
  • dimostrato che la natura essenziale della vita (Buddità) esiste continuamente attraverso passato, presente e futuro.