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PROFILO STORICO

  • Il 18 novembre 1930 Tsunesaburo Makiguchi (1871-1944), direttore di una scuola elementare, insieme a Josei Toda (1900-1958), insegnante elementare, fondò un’associazione di educatori che aveva come scopo una riforma del sistema pedagogico, la Soka Kyoiku Gakkai (Società educativa per la creazione di valore).
  • Nel 1928 i due si convertirono al Buddismo di Nichiren Daishonin aderendo alla scuola Nichiren Shoshu, che faceva capo al tempio principale Taiseki. Ben presto spostarono l’attenzione dall’ambito educativo allo studio e alla propagazione degli insegnamenti di Nichiren Daishonin, perché in essi trovarono la base per le proprie teorie pedagogiche e per lo sviluppo dell’essere umano e della società.
  • A partire dal 1933 l’organizzazione cominciò a tenere corsi annuali di studio del Buddismo e, in meno di dieci anni, arrivò a contare circa duemila membri. Con l’inizio della Seconda guerra mondiale, il governo militarista giapponese cominciò a reprimere ogni forma di libertà nel paese e in nome
    della sicurezza nazionale obbligò tutti i gruppi religiosi a unificarsi sotto l’egida dello Shintoismo, che divenne religione di stato. La Nichiren Shoshu accettò di fondersi con le altre scuole Nichiren e di esporre i talismani shintoisti accanto al proprio oggetto di culto, mentre Makiguchi e Toda si opposero con fermezza all’ingerenza del governo e in generale alla politica militarista di quegli anni.
  • Da quel momento la persecuzione delle autorità si spostò dalla Nichiren Shoshu alla Soka Kyoiku Gakkai e Makiguchi fu arrestato il 6 luglio 1943 con l’accusa di aver violato la legge per la preservazione della pace e di non aver rispettato i santuari shintoisti. Consumato dal freddo e dalla denutrizione morì dopo circa un anno e mezzo, il 18 novembre 1944, a settantatré anni. Anche Toda fu arrestato insieme ad altri responsabili, ma fu l’unico a mantenere le sue convinzioni e dunque trattenuto in carcere. Fu liberato il 3 luglio del 1945.
  • Nel 1946 ne cambiò il nome in Soka Gakkai (Società per la creazione di valore), che divenne una vera e propria organizzazione religiosa laica basata sull’insegnamento di Nichiren Daishonin.
  • Il 24 agosto 1947 Toda conobbe Daisaku Ikeda, allora diciannovenne, che partecipava per la prima volta a una riunione buddista: da quel momento il giovane rimase sempre al suo
    fianco, scegliendolo come maestro, pronto a realizzare tutti i suoi desideri.
  • Il 3 maggio 1951 Toda divenne il secondo presidente della Soka Gakkai, e decise di convertire 750mila famiglie prima di morire. Dedicò il resto della vita al raggiungimento di questo obiettivo: nel 1957 alla Soka Gakkai avevano aderito 765mila famiglie. In quello stesso anno, in piena guerra fredda, durante una riunione con migliaia di giovani, Toda pronunciò una storica dichiarazione contro le armi nucleari. Da allora le iniziative per la pace avrebbero costituito una delle attività principali della Soka Gakkai. Morì poco tempo dopo, il 2 aprile 1958
  • Il 3 maggio 1960 Daisaku Ikeda diventò il terzo presidente della Soka Gakkai
  • Il 26 gennaio del 1975 sull’isola di Guam nell’oceano Pacifico, di fronte ai rappresentanti di cinquantuno paesi, Italia compresa, nacque la Soka Gakkai Internazionale (SGI).
  • Dall’inizio degli anni Ottanta la SGI è stata riconosciuta presso le Nazioni Unite come Organizzazione non governativa (ONG) e ha cominciato a impegnarsi in diverse agenzie internazionali, quali l’UNESCO e l’ACNUR.
  • Ogni anno, dal 1983, il presidente Ikeda invia alle Nazioni Unite una Proposta di pace, che contiene riflessioni sulla pace, i diritti umani, l’educazione, la politica e l’economia ispirate all’umanesimo buddista.
  • Il grande sviluppo dell’organizzazione laica a livello internazionale riaccese antichi contrasti con la Nichiren Shoshu, che fin dalla morte del Daishonin aveva ereditato il compito di conservare il Dai Gohonzon e di tramandare gli insegnamenti di Nichiren. La nuova ondata di conflitti con il clero esplose nel dicembre 1990 e culminò nel novembre del 1991 con la scomunica, da parte del patriarca Nikken, dei membri della Soka Gakkai di tutto il mondo vennero sospese le consegne dei Gohonzon e venne emanato il divieto di visitare il tempio principale, un atteggiamento in palese contrasto con l’universalità dell’insegnamento di Nichiren Daishonin. Negli anni successivi la Soka Gakkai ha ripreso a consegnare i Gohonzon grazie al prete capo di un tempio che, dissociatosi da quello principale, nel 1993 ha donato alla Soka Gakkai una matrice iscritta nel XVIII secolo dal patriarca riformatore Nichikan Shonin, uno dei più illustri nella storia della Nichiren Shoshu

LA SOKA GAKKAI

«Invece di starcene in disparte, pensando a come sarà il nostro futuro, dobbiamo concentrarci su quello che ciascuno di noi può fare in questo momento cruciale e su quale può essere il nostro ruolo per cambiare la direzione della storia. Dobbiamo sforzarci di far diventare questo modo di vivere contributivo e impegnato il fondamento spirituale della nostra epoca».
Queste parole, questo fortissimo richiamo all’umanesimo e al ruolo essenziale di ogni persona verso il progresso sociale e l’azzeramento dei conflitti, sono estratte dalla «Proposta di pace 2010» inviata alle Nazioni Unite (come avviene ormai da molti anni) dal leader spirituale di un movimento molto speciale: l’ha scritta Daisaku Ikeda, il presidente della Soka Gakkai internazionale; una organizzazione buddista laica che quest’anno celebra l’ottantesimo anno di vita. Il «compleanno» è quello di un fenomeno religioso, sociale e culturale insieme, che ha radici saldissime in insegnamenti antichi rappresentati dal Sutra del Loto predicato dal Budda Shakyamuni, e dalla sintesi moderna dello stesso insegnamento concepita e propagata da un monaco giapponese del XIII secolo, Nichiren Daishonin. Ma è anche la ricorrenza di un movimento che vive la modernità promuovendo la realizzazione di ogni uomo, e che ha cercato di creare valore e conoscenza anche attraverso il contatto con pensatori e filosofi di ogni parte del mondo.
La storia della Soka Gakkai è un esempio forse unico: un tentativo di trasformazione sociale costruito a partire dal cambiamento profondo di ogni individuo; da un processo che viene definito «rivoluzione umana» e che parte naturalmente dagli insegnamenti buddisti. Un tentativo avviato in Giappone dal fondatore e primo presidente Tsunesaburo Makiguchi, un educatore convertitosi al buddismo di Nichiren Daishonin nel 1928. L’attività di promozione umana di Makiguchi (il quale scrisse il libro «L’educazione creativa» pubblicandolo nel novembre del 1930, data che si fa coincidere con la nascita del movimento) non poteva avere posto in un Paese allora profondamente imperialista e militarista, e per il fondatore-maestro e per il suo diretto discepolo, Josei Toda, si aprirono le porte del carcere. Il primo morì in cella in piena guerra; il secondo, illuminatosi proprio durante la prigionia all’essenza del Sutra del Loto e agli insegnamenti del Daishonin, una volta tornato in libertà rifondò l’organizzazione, divenne il secondo presidente della Gakkai e la fece crescere in modo esponenziale, riuscendo a centrare l’obiettivo della conversione di 750 mila famiglie prima della sua morte,avvenuta nel 1958.
Oggi la Soka Gakkai ha realizzato sicuramente una delle predizioni di Shakyamuni, portando il buddismo dall’Oriente all’Occidente dopo la prima propagazione storica da Ovest a Est (dall’India al Giappone passando dalla Cina e dalla Corea), e diffondendo gli insegnamenti di Nichiren Daishonin in 192 Paesi e tra una dozzina di milioni di praticanti.Ha portato la «felicità in questo mondo »(è il titolo di uno degli scritti del Daishonin) e guadagnato un ampio prestigio internazionale attraverso contatti a ogni livello (Nazioni Unite comprese: la Sgi è una delle ong legate a questa istituzione) per la costruzione della pace. E lo ha fatto grazie al carisma e al lavoro instancabile del terzo presidente (e maestro) citato in apertura: quel Daisaku Ikeda che probabilmente non ha eguali al mondo per la quantità incredibile di lauree ad honorem, cittadinanze onorarie e altri riconoscimenti assimilabili arrivati da tutto il pianeta; Italia compresa (per saperne di più www.sgi-italia.org). Cercando di rendere concreto un assunto fondamentale che vuole il buddismo completamente calato nella vita quotidiana, come strumento rivoluzionario per la trasformazione positiva dei contesti sociali in cui si diffonde, Ikeda ha dicevamo dialogato apertamente, traducendo spesso questi confronti in pubblicazioni, con leader politici di tutto il mondo e con esponenti del pensiero filosofico: da Mikhail Gorbaciov ad Arnold Toynbee; da Bryan Wilson ad Aurelio Peccei, solo per citare qualche nome.
Le radici di questo fenomeno? Un sutra che assicura a ogni individuo la possibilità di diventare una persona illuminata nella vita presente; un mantra, «Nam myoho renge kyo», che è semplicemente il titolo di questo sutra con l’aggiunta di un suffisso devozionale («Nam»),e che chiunque può recitare senza aver vissuto in un monastero e affrontato complessi studi religiosi, e il tentativo di ogni fedele di costruire un nuovo umanesimo basato sul riconoscimento dell’implicità buddità di ogni altro individuo. Insomma: questo, affermano alla Soka Gakkai, è il buddismo della gente. Della pace e della giustizia costruite dal basso.