CENNI STORICI
– Camera oscura (1500): fu sperimentato che il passaggio di un fascio di luce attraverso un piccolo foro applicato ad una scatola (camera) proiettava l’immagine capovolta sul fondo della scatola stessa (effetto stenoscopeico)
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– Sistema di riflessione (1650): alla camera oscura fu applicato un sistema di riflessione formato da una specchio + un obiettivo, che però presentava un forte problema della messa a fuoco.
– Disegno (1700): le prime camere oscure furono utilizzate con successo da parte di molti artisti (per realizzare disegni ,quadri) in quanto servivano a “catturare” le immagini provenienti dall’esterno. Tali camere altro non erano che semplici scatole rettangolari cui veniva praticato un piccolo foro che, nei casi più evoluti, veniva dotato di una lente (Canaletto, Vallisneri etc.).
– Dagherrotipo (1840): Il dagherrotipo è considerato il primo prototipo di macchina fotografica a impressione (non più a disegno manuale) e si ottiene utilizzando una lastra di rame su cui è stato applicato elettroliticamente uno strato d’argento, quest’ultimo viene sensibilizzato alla luce con vapori di iodio. La lastra deve quindi essere esposta entro un’ora e per un periodo variabile tra i 10 e i 15 minuti. Il sistema di riflessione si presenta ora formato da un obiettivo + uno specchio (con un ordinamento invertito rispetto ai primi esemplari di camere oscure). Lo sviluppo avviene mediante vapori di mercurio a circa 60 °C, che rendono biancastre le zone precedentemente esposte alla luce. Il fissaggio conclusivo si ottiene con una soluzione di tiosolfato di sodio, che elimina gli ultimi residui di ioduro d’argento. L’immagine ottenuta, il dagherrotipo, non è riproducibile e deve essere osservata sotto un angolo particolare per riflettere la luce in modo opportuno. Inoltre, a causa del rapido annerimento dell’argento e della fragilità della lastra, il dagherrotipo veniva racchiuso sotto vetro, all’interno di un cofanetto impreziosito da eleganti intarsi in ottone, pelle e velluto, volti anche a sottolineare il valore dell’oggetto e del soggetto raffigurato. Per ottenere foto grandi era necessario costruire prototipi altrettanto grandi (dimensioni lastra = dimensioni foto).
– Lastra di vetro (1840 – 1870): fu utilizzata al posto della lastra di rame e furono ottimizzati processi chimici che permisero la stampa di più fotografie da un unico negativo e della dimensione desiderata (tramite un ingranditore).
– Pellicole a rullo (1890): è stato sperimentato per la prima volta un negativo su carta (poi cellulosa e successivamente plastica) sensibilizzato con sali di ioduro d’argento. Il processo di sviluppo prevede un bagno chimico di 3′ in cui il negativo viene sviluppato e fissato. Successivamente tramite un ingranditore alla giusta altezza viene impressionata la carta fotografica per ottenere la foto della dimensione desiderata, che viene poi immersa in un bagno di sviluppo, fissaggio, risciacquata e fatta asciugare.
– Pellicola 135 (1903): la casa tedesca Zeiss introdusse la pellicola con perforazioni laterali di larghezza 24 mm (mutuata dal cinema).
– Colore (1935): sono state realizzate le prime stampe a colori, sfruttando 3 supporti reagenti rispettivamente alle 3 componenti principali della luce (RGB o CMY). Il processo di sviluppo prevede 7 bagni in agenti chimici per favorire e fissare le reazioni necessarie alla comparsa dei colori sul supporto cartaceo. La stampa a colori è molto laboriosa e non si presta a esperimenti artigianali.
– Ottiche intercambiabili (1938): realizzati le prime fotocamere con obiettivi intercambiabili.
– Reflex a doppio obiettivo (TLR) o biottiche: presentano errore di parallasse e sono utilizzabili solo per un funzionamento da lontano.
– Reflex a singolo obiettivo (SLR) : utilizzo di una unica lente e di un sistema a specchi (pensaprisma) che sostituisce il mirino presente nelle fotocamere biottiche.
– Zoom (1965): realizzate le prime lenti a focale variabile.
– Reflex digitali (1985): l’otturatore si passa da orizzontale a verticale e da tendina a lamelle (top da 5 a 9 lamelle).
LA MACCHINA FOTOGRAFICA
– Otturatore: Nelle macchine digitali moderne è composto da una serie di lamelle che in corrispondenza dello scatto si aprono per far passare la luce (che trasporta l’immagine cha abbiamo fotografato) e impressionare il sensore digitale. Nelle macchine analogiche è composto da due tendine. La prima di apre verso sx, passa la luce verso la pellicola, la seconda scatta anch’essa verso sx. La pellicola torna coperta ed infine entrambe le lamelle si muovono verso dx per riprendere la posizione prima dello scatto.
– Diaframma: Regolatore della quantità di luce che passa attraverso l’obiettivo. Per convenzione le apertura variano secondo una scala dei diaframmi.
INTRODUZIONE
– Errori comuni: foto mosse (il soggetto della foto risulta mosso), foto sottoesposte, foto sovraesposte, foto sfuocate, foto mal inquadrate
– Sensibilità ISO: Parametro relativo alla sensibilità (velocità) della sensore digitale (pellicola) di reagire alla luce. Uno scatto con il sensore (pellicola) a bassa sensibilità richiede (a parità di condizioni), un tempo di esposizione maggiore; si parla perciò di sensore (pellicola) lento, viceversa, un sensore (pellicola) ad alta sensibilità, che richiede tempi di esposizione più brevi, si dice sensore (pellicola) veloce.
– Tempo minimo di scatto: Di norma coincide con 1/f(focale) dell’obiettivo e corrisponde al tempo minimo di apertura dell’otturatore per evitare foto micromosse (tutta la foto è mossa).
– EV (exposure value): Va da 0 (ultimo buio fotografabile) a 20 (spiaggia battuta dal sole)
– Tempi di esposizione: I tempi di esposizione possono assumere i seguenti valori: 30s, 15s, 8s, 4s, 2s, 1s, 2 (1/2 di s) , 4 (1/4 di s), 8 (1/8 di s), 15 (1/15 s) , 30 (1/30 di s), 60 (1/60 di s), 125 (1/125 di s), 250 (1/250 di s), 500 (1/500 di s), 1000 (1/1000 di s), 2000 (1/2000 di s), 4000 (1/4000 di s), 8000 (1/8000 di s).
– Scala dei diaframmi: I diaframmi possono assumere i seguenti valori: 1, 1.4, 2, 2.8, 4, 5.6, 8, 11, 16, 22, 32, 45, 64, 91 (passando da diaframmi aperti a diaframmi chiusi).
– Angolo di campo visivo: massimmo in un grandangolo, normale per un obiettivo di 50mm, stretto per un tele (fino a 2mm).
– Regole sfondo nitido: obiettivo grandangolo, fotografo lontano dal soggetto, diaframmi chiusi (il grandangolo mostra le cose più piccole di quello che appaiono in realtà).
– Regole sfondo scuocato: teleobiettivo, fotografo vicino al soggetto, diaframmi aperti (il grandangolo mostra le cose più grandi di quello che appaiono in realtà).
– Messa a fuoco: Esistono quattro tipi di messa a fuoco. Messa a fuoco manuale (utile a bloccare la messa a fuoco impostata in modo manuale). Messa a fuoco automatic One-Shot (più precisa e nitida, utilizzata per soggetti fermi o in movimento senza variare la distanza dal fotografo). Messa a fuoco automatica AI-servo (utilizzata per soggetti in movimento che variano la distanza dal fotografo, è necessario agganciare il soggetto 2” prima dello scatto così da far riconosce con esattezza alla macchina la velocità del soggetto senza mai togliere il dito dal pulsante di scatto) e la messa a fuoco automatica AI-focus (viene lasciato all’elettronica della macchina fotografica la decisione se utilizzare la messa a fuoco automatica One-Shot o AI-servo).
– Profondità di campo: zona accettabilmente nitida che si estende 1/3 davanti e 2/3 dietro al punto di messa a fuoco.
– Stop: variazione della luminosità della scena, compiuta agendo sul tempo di scatto (o sull’apertura del diaframma), i cui incrementi/decrementi unitari (cioè “+1 stop” o “-1 stop”) corrispondono a un dimezzamento o un raddoppiamento della quantità di luce incidente sul sensore. Tabella riassuntiva: buio totale=-3Stop, molto buio=-2stop, buio=-1stop, chiaro=+1stop, molto chiaro=+2stop, bruciato=+3stop.
COME IMPOSTARE UN BUONO SCATTO
– Assumere una posizione di scatto corretta (piede dx perpendicolare al soggetto da fotografare, piede sx a formare un angolo di 60° con il piede dx, occhi aperti, inquadrare con l’occhio sx, tenere le braccia raccolte in modo da sostenere il peso dell’attrezzatura fotografica con lo scheletro e non con i muscoli).
TECNICA IPERFOCALE
Insieme di operazioni tali da poter sfruttare l’intera profondità di campo per immortalare i soggetti dello scatto.
COMPENSAZIONE SEMPLICE
Non applicabili nel caso di utilizzo della macchina fotografica in “manuale”.
– controluce: la macchina vede una grossa porzione dell’immagine chiara perciò tende a scattare una foto che risulterà scura (compenso aumentando).
– controbuio: la macchina vede una grossa porzione dell’immagine scura perciò tende a scattare una foto che risulterò chiara (compenso diminuendo).
COMPENSAZIONE CON GESTIONE SFONDO (controluce /controbuio con sfondo)
– Si divide la scena in 2 parti. La parte interna sarà illuminata dal flash. La parte sullo sfondo sarà illuminata dal sole (per sistemare questa parte gioco con i tempi, in gergo faccio luce).
– Prima setto la parte illuminata dal sole (in program) e poi scatto con il flash (eventualmente compensandolo).
– esempio vetrata artistica:
1- scatto con la macchina fotografica in “automatico”.
2- la imposto in “manuale” e correggo i tempi e i diaframmi fino a quando la vetrata risulta ben fotografata.
3- scatto con il flash per illuminare l’interno della chiera
4- espongo con diaframmi e tempi
5- uso correzione tempi
GESTIONE ESPOSIMETRO
La macchina ha diverse modalità di utilizzo dell’esposimetro utilizzato per calcolare automaticamente le condizioni di luce al momento dello scatto.
– Media pesata al centro (adatta a foto sportive, in
GESTIONE FLASH (Canon, Nikon, Mets)
– Numero guida (NG) = D x f (distanza x diagramma)
– Se raddoppio la distanza, il mio soggetto è colpito da 1/4 della luce in meno, perciò devo aprire il il diaframma di 2 stop (quadruplicare la luce che passa)
– Il funzionamento standard del flash è a 100 ISO, sotto è riportata la tabella di moltiplicazione della distanza:
ISO | 100 | 200 | 400 | 800 | 1600 | 3200 |
Moltiplicatore | 1 | 1,4 | 2 | 2,8 | 4 | 5,6 |
Quando si mette in funzione il flash esiste un tempo fisico di carica del condensatore interno al flash.
Il tempo di ricarica è direttamente proporzionale alla potenza richiesta al flash nella foto appena scattata. Se si utilizzano alcuni stratagemmi è possibile utilizzare il flash in foto ripetute senza l’attesa di tutti i 5 s necessari per una sua piena ricarica. Il flash così come l’esposimetro sono tarati sul grigio medio. Perciò nel loro utilizzo in automatico hanno problemi nelle circostanze di soggetto estremamente bianco o estremamente nero (che si allontana cioè dalla condizione di toni medi con cui sono tarati in fabbrica). Il flash può scattare all’inizio del mio tempo di esposizione o alla fine. (il flash scatterà rispettivamente allo spostarsi della prima tendina o allo spostarsi della seconda tendina).
– Problema abito nero: compensare a -1
– Problema abito bianco: compensare a +1
– Pannelli riflettenti: compensare a +2 (esempio cartello in foto notturna)
– Soggetto decentrato: compensare a -2
– Tecnica pre-flash: Le macchine Canon hanno la possibilità di istruire la macchina prima di utilizzare il flash. Utile per fotografare visi (pelle) o capelli biondi.
– Flash a pioggia: è possibile utilizzare il flash senza puntarlo direttamente verso il soggetto ma indirizzandolo contro un soffitto bianco (attenzione alle ombre nella parte bassa della foto) o contro la parete dietro al fotografo (migliore??). Alcune tecniche prevedono l’utilizzo di luci di scena (per illuminare il soggetto) + flash (per togliere le ombre create dalle luci).
– Diffusori: è possibile applicare sopra al flash un coperchietto che è capace di rendere la luce più morbida e limitare le ombre che questa crea.
– esempio effetto fantasma: E’ possibile esponendo (per un tempo medio-lungo) un soggetto all’inizio del mio scatto (scattando con flash sulla prima tendina) e togliendolo successivamente dall’inquadratura creare una sorta di effetto fantasma. Lo sfondo deve essere almeno parzialmente illuminato. Con sfondo buio l’effetto di trasparenza non viene reso. Se il soggetto risultasse troppo visibile abbasso i bias. Il risultato è migliore con un soggetto scuro.
1- Primma di scattare inquadrare il soggetto con autofocus (Chiedere al soggetto che si vuole far risultare in trasparenza di mettersi in posa così da mettere a fuoco in automatico dopodichè porre la macchina in manuale così da congelare le impostazioni decise dalla macchina e ricomporre l’inquadratura così come desiderato).
2- Impostare in manual-focus e iniziare lo scatto con la macchina in manuale.
MACRO
Le foto macro hanno il problema della profondità di campo.
– Distanza minima di messa a fuoco: ogni obiettivo ha un parametro fisso di minima distanza di messa a fuoco infranta la quale non è più capace di mettere a fuoco il soggetto inquadrato. Esempio per il 50mm sarà 50cm. Per il 24mm sarà 24cm. Per lo zoom 70-210mm sarà 140cm [(70+210)/2]. Per lo zoom 24-105mm sarà 65cm [(24+105)/2]. Esistono degli zoom con capacità “macro” che hanno la proprietà di ridurre questa distanza del 20-30%.
– Come poter fare foto macro?
1) Specchi addizionali macro: sono di 3 livelli di diottrie x un totale di 7 possibilità di ingrandimenti). Hanno il grosso difetto di deformare.
2) Tubi macro: essendo un tubo vuoto che si frappone tra la macchina e l’obiettivo non ha lenti perciò non deforma l’immagine. Può mettere a fuoco a distanze 5-20cm.
3) Obiettivi macro: Riportano ingrandimenti 1:1.
3) MP-E: Riportano ingrandimenti 5:1. Necessitano di flash macro (macro ring p macro twin).
INQUADRATURA
Regola dei terzi:
- Per fotografare un soggetto solo meglio posizionarla sulla linea di forza di sinistra (destra in paesi arabi);
- Per fotografare più soggetti, quello in primo piano meglio posizionarlo nel punto di forza in basso a destra, mentre quelli in secondo piano nel punto di forza in alto a destra;
- In un ritratto posizionare il viso sul lato opposto a quello in cui sta guardando;